Lo scorso anno è stato il 28 luglio. Questa volta il 2 agosto, solo pochi giorni più in là. Ma non c’è alcuna celebrazione e né un motivo per essere fieri perché si tratta dell’Earth Overshoot Day, il giorno dell’anno in cui si esauriscono puntualmente le risorse del nostro ecosistema. Come dire, siamo ogni anno in debito con il mondo. Ci ha pensato l’organizzazione non profit Global Footprint Network a individuare il giorno esatto e a richiedere in maniera indiretta una svolta ESG per le aziende. Lo ha fatto con l’analisi dell’impronta ecologica, una misura nota come carbon footprint.
Su scala planetaria, l’andamento di consumo equivale a un tasso di sfruttamento annuo pari a 1,7 Pianeti Terra: una cifra allarmante destinata, secondo le stime, ad aumentare fino a due Pianeti entro il 2030. Tuttavia nel corso degli ultimi cinque anni, il trend sembra essersi stabilizzato. Non è però così semplice distinguere quanto vada ricondotto al rallentamento dell’economia e quanto agli sforzi orientati verso la decarbonizzazione. Di certo c’è che la riduzione del passivo ecologico procede ancora lentamente. Per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’IPCC delle Nazioni Unite, ovvero la riduzione globale delle emissioni di gas serra pari al 43% entro il 2030 rispetto al 2010, bisognerebbe anticipare l’Earth Overshoot Day di 19 giorni all’anno per i successivi sette anni.
ESG per le aziende: come calcolare l’impronta di carbonio
La deforestazione, le emissioni di anidride carbonica, l’inquinamento atmosferico e altri fattori come il fenomeno del surriscaldamento globale sono tra i principali parametri esaminati nei vari rapporti elaborati dalle istituzioni internazionali che spingono verso una svolta ESG per le aziende. Queste analisi contribuiscono a individuare l’Earth Overshoot Day, il cui primo studio risale al 1971, quando il Global Footprint Network iniziò a monitorare queste categorie di dati.
Come spiegato sul portale dell’organizzazione, per ciascun Paese viene fissata la data in cui entra ufficialmente in debito con l’ambiente. Ha consumato cioè tutte le risorse concesse ovvero la domanda di risorse naturali supera la capacità della Terra di rigenerarle entro la fine dell’anno. Gli esperti del Global Footprint Network suggeriscono una serie di buone pratiche collettive per la gestione più efficiente delle risorse. Come la produzione alimentare con limitate emissioni, l’intensificazione dell’utilizzo di risorse naturali per la generazione di energia e la pianificazione urbana per minimizzare il traffico automobilistico in favore della mobilità ecocompatibile.
Perché misurare l’impronta ecologica e l’impronta di carbonio
L’impronta ecologica documenta il modo in cui sfruttiamo l’ambiente e che espone alla luce del sole l’indispensabilità di una svolta ESG per le aziende. Il risultato è presto detto: in media consumiamo il 175% delle risorse che la Terra è abilitata a rinnovare. Questo scenario ha innescato un livello di preoccupazione culminato nell’Accordo di Parigi del 2015 che ha tra l’altro promosso l’adozione di sistemi economici rigenerativi per conferire alla Terra la capacità di potenziare le proprie risorse anziché depauperarle.
L’impronta di carbonio è una delle componenti del calcolo dell’impronta ecologica. Misura il rilascio di anidride carbonica e gas serra nell’atmosfera, calcolando le emissioni in termini di tonnellate di CO2 equivalenti. In buona sostanza, l’impronta di carbonio si suddivide nelle due componenti delle emissioni dirette e indirette. Le prime emergono dall’atto di combustione di combustibili fossili, mentre le seconde risultano da operazioni come la generazione di risorse prime o la prestazione di servizi necessari per attività aziendali. La misurazione strategica dell’impronta di carbonio rivela il potenziale delle organizzazioni nel plasmare strategie mirate a ridurre l’impronta ecologica e a effettuare scelte sostenibili.
ESG per le aziende: come diventare un’impresa sostenibile
Ogni nostra azione ha un impatto sul Pianeta. La sfida è renderle più sostenibili, anche in ambito lavorativo, rispetto a cui la necessità di adozione degli standard ESG per le aziende è oggi una scelta indispensabile e strategica. In questo contesto, l’adozione dei parametri Ambientali, Sociali e di Governance sta infatti assumendo una crescente rilevanza nelle fasi del processo decisionale all’interno delle strutture aziendali. Questi criteri definiscono in che modo le aziende gestiscono le questioni ambientali, certo, ma anche sociali e di governance, e possono avere un impatto sulle prestazioni a lungo termine di una organizzazione.
La sostenibilità sta emergendo come un nuovo paradigma all’interno delle organizzazioni e l’integrazione dei criteri ESG nelle strategie aziendali porta con sé un valore aggiunto rispetto alla concorrenza. L’implementazione della sostenibilità e dei criteri ESG non è una esclusiva delle aziende di grandi dimensioni, ma coinvolge qualsiasi organizzazione, comprese le Pmi. Soluzioni tecnologiche avanzate, come quelle offerte da ESG Aksilia, sono al servizio delle aziende fornendo un sistema di monitoraggio delle performance ESG. Permettono di misurare i progressi e assumere decisioni informate basate su dati con l’obiettivo di diventare realmente sostenibili.