Codice della crisi di impresa: nuovo sistema dei controlli
Il Codice della crisi di impresa richiede che il sistema dei controlli funzioni a dovere. Sia quello interno con le imprese chiamate a dotarsi di uno specifico organismo di controllo. E sia quello esterno in riferimento ai rapporti con i creditori pubblici ovvero Agenzia delle entrate e Inps.
Tutti questi soggetti dovranno segnalare tempestivamente le eventuali criticità per mettere in moto il meccanismo di tutela dell’integrità dell’azienda. Con una interessante novità: la disciplina della crisi viene collocata in un contesto di mercato. Ecco quindi che si parla di continuità aziendale e assetti organizzativi, amministrativi e contabili.
L’obbligo della continuità aziendale nel nuovo Codice crisi d’impresa
Quante imprese solide e promettenti sono a un passo dalla crisi? Quante di loro con una attenta analisi patrimoniale e una gestione efficace di flussi di cassa e crediti commerciali sarebbero potute sopravvivere e riprendere quota? Ecco, possiamo considerare il Codice della crisi di impresa come uno strumento a presidio della continuità aziendale. A essa è riservata un’attenzione che emerge da una serie di elementi. Il principale è rappresentato dall’introduzione delle misure di allerta che punta a favorire l’emersione tempestiva della crisi affinché le stesse aziende possano correre ai ripari.
L’obbligo degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili
Le riforme attuate dal legislatore sull’impianto normativo pongono maggiore attenzione alla fase di prevenzione della crisi e di controllo prospettico anziché alla fase di mera risoluzione della crisi e di conseguenza vanno accolte favorevolmente.
Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza riforma l’intera disciplina della crisi d’impresa e delle procedure concorsuali in genere. Uno degli aspetti innovativi di primaria rilevanza è rappresentato dall’introduzione dell’obbligo di adozione di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale.
Come gli strumenti digitali aiutano l’imprenditore ad adeguarsi al Codice crisi d’impresa
Il Codice della crisi d’impresa pone al centro la continuità e la prevenzione degli squilibri. Il raggiungimento e il mantenimento di questi obiettivi richiedono l’impiego di sistemi informativi in grado di garantire una rapida estrazione di dati utili a indirizzare le strategie aziendali e verificare il superamento degli indici di crisi.
In tale contesto, diventa essenziale per l’imprenditore dotarsi di strumenti digitali che gli consentano di effettuare un’estrazione immediata e dei dati utili per la verifica costante del superamento degli indici di crisi individuati dal legislatore e per la pianificazione di strategie industriali coerenti con il proprio modello di business.
Spesso le cause della crisi vanno ricercate nel mancato possesso delle informazioni essenziali per la pianificazione delle strategie aziendali e della crescita, o in inefficienze del modello di business o di rami d’azienda che, se rilevate tempestivamente, possono consentire all’azienda di preservare la propria capacità produttiva se non di accrescere le proprie potenzialità.
Software avanzati come Aksilia Suite fornisce un quadro operativo del concetto di adeguati assetti societari, sulla base delle indicazioni provenienti dalle best practices aziendali, insieme agli spunti della giurisprudenza, focalizzandosi anche su specifici temi, quali il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi aziendali, il controllo di gestione, l’analisi di bilancio focalizzata su specifici aspetti gestionali, le tematiche Environmental, Social and Governance (ESG) e la funzionalità degli adeguati assetti rispetto ai processi di valutazione del merito creditizio.
La mappa dei cambiamenti nel Codice crisi d’impresa
L’allerta
Il decreto legislativo sul Codice crisi d’impresa introduce nel nostro ordinamento giuridico un pacchetto di misure per favorire l’emersione tempestiva della crisi d’impresa prima dell’insolvenza conclamata. La segnalazione della situazione di difficoltà è affidata a un doppio canale, oltre che all’attivazione autonoma dell’imprenditore: uno innescato dall’intervento degli organi di controllo interno e l’altro dai credito istituzionale, Inps e Fisco.
A evitare l’arbitrio o comunque segnalazioni strumentali, il provvedimento affida ai dottori commercialisti la determinazione di indici da aggiornare periodicamente e fissa maggiore precisione i parametri che danno luogo all’intervento dell’amministrazione finanziaria e di quella previdenziale. Prevista comunque l’esclusione delle grandi imprese, di gruppi di imprese di rilevante dimensione e società con azioni quotate, delle imprese che leggi speciali assoggettano in via esclusiva alla liquidazione coatta amministrativa, come le banche, le imprese che esercitano attività di intermediazione finanziaria e le compagnie assicuratrici.
I controlli
Coerente con quanto previsto per le misure di allerta e indirizzata a rafforzare i livelli di responsabilità dei vertici aziendali, la riforma allarga l’obbligo di adozione dell’organo di controllo interno, sindaco o revisore, modificando le norme del Codice civile.
I cambiamenti allo statuto dovranno essere deliberati entro un arco di 9 mesi per consentire al nuovo assetto dei controlli di diventare operativo prima dell’entrata in vigore della parte della riforma dedicata delle misure di allerta, e sono obbligatori quando, per due esercizi consecutivi, è stato superato uno dei seguenti limiti:
- stato patrimoniale: due milioni di euro;
- ricambi delle vendite e delle prestazioni: due milioni di euro;
- dipendenti occupati in media durante l’esercizio: dieci unità.
I professionisti
Nell’ambito del Codice crisi d’impresa viene istituito l’Albo dei soggetti, anche in forma societaria o associata, dal quale l’autorità giudiziaria individuerà i professionisti chiamati all’incarico di curatore, commissario giudiziale o liquidatore. All’Albo saranno iscritti di diritto avvocati e dottori commercialisti in grado di documentare di avare svolto un incarico in almeno quattro procedure dell’ultimo quadriennio.
La nomina è fatta dall’autorità giudiziaria tenuto conto delle risultanze dei rapporti riepilogativi periodici e finali redatti dai soggetti incaricati e degli incarichi in corso, in modo da assicurare che il professionista nominato abbia realmente il tempo per dedicarsi al nuovo incarico. Le nomine devono essere effettuate secondo criteri di trasparenza e rotazione nell’assegnazione degli incarichi. Con l’ultimissima modifica introdotta nel testo, l’Albo è stato parzialmente aperto all’ingresso dei consulenti del lavoro che possono essere chiamati a svolgere gli incarichi in tutte le procedure nelle quali sono presenti dipendenti e quindi soprattutto nei concordati preventivi in continuità aziendale.
L’opzione per le imprese di recuperare la spesa con i crediti di imposta 4.0
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