Certificazione di parità di genere, come ottenerla: requisiti e obiettivi

Certificazione di parità di genere

La certificazione di parità di genere promuove l’uguaglianza di genere e l’inclusione all’interno delle organizzazioni. Per essere valida, deve essere rilasciata da un organismo di certificazione accreditato, verificato da Accredia, affinché garantisca la competenza e l’imparzialità. Deve quindi essere in conformità alla prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 e riportare il marchio UNI, il logo dell’ente di accreditamento e il nome dell’organismo accreditato.

Dal punto di vista normativo, il punto di riferimento è il decreto del 29 aprile 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso primo luglio, che ha reso operativa la certificazione di parità all’interno della Missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La certificazione di parità di genere mira a promuovere l’uguaglianza di genere e l’inclusione all’interno delle organizzazioni.

 

Certificazione di parità di genere, come si ottiene

Il processo di certificazione di parità di genere è in pieno sviluppo. La certificazione è un importante strumento per le organizzazioni che vogliono promuovere l’uguaglianza di genere e migliorare la propria reputazione, attirare e trattenere talenti, ridurre i rischi legali e aumentare la produttività. La normativa vigente ha reso operativa la certificazione che consente alle aziende di accedere a sgravi contributivi e vantaggi in materia di appalti.

Il processo di certificazione, che prevede un audit annuale, è gestito da organismi di certificazione accreditati da Accredia, chiamata a verificare i requisiti di competenza e imparzialità degli organismi. A oggi, sono 18 gli organismi di certificazione accreditati e una ventina quelli che hanno presentato domanda. 

 

Perché ottenere la certificazione di parità di genere

La certificazione di parità di genere può rappresentare un fattore distintivo e di differenziazione rispetto ai concorrenti, aumentando la visibilità e l’appeal dell’impresa a livello commerciale. Le imprese certificate che ottengono una certificazione in materia di parità di genere sul luogo di lavoro possono trarre diversi benefici.

In primo luogo, punteggi più elevati in graduatorie che determinano l’accesso a finanziamenti pubblici o a gare d’appalto pubbliche. Le agenzie pubbliche stanno attribuendo sempre più importanza all’adozione di pratiche eque ed equilibrate in materia di genere nell’ambito delle imprese.

Inoltre, le imprese certificate possono godere di sgravi contributivi dell’1% fino a un massimo di 50.000 euro all’anno, in quanto viene riconosciuto il loro impegno per promuovere la parità di genere e un ambiente di lavoro equo e inclusivo.

Infine, anche se non espressamente previsto dalla normativa, le imprese certificate possono trarre un ulteriore vantaggio dalla loro certificazione, ovvero la possibilità di migliorare la propria immagine a livello commerciale. Sempre più clienti e partner commerciali prestano attenzione alla questione della parità di genere nella scelta dei fornitori e delle imprese con cui collaborare.

Certificazione della parità di genere: parametri e Kpi

Parità di Genere

La certificazione per l’inclusione di genere viene rilasciata dal dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri, che si occupa di valutare il livello di inclusione di genere all’interno delle imprese. Questa certificazione si basa su specifici Kpi (Key performance indicators), ovvero indicatori chiave di prestazione, che permettono di misurare il livello di inclusione per genere in sei aree ben definite:

  • cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita;
  • equità remunerativa;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

La prassi UNI (Ente Italiano di Unificazione) stabilisce un sistema di certificazione che considera i diversi pesi ponderati delle 6 aree e dei relativi Kpi, che variano sia in termini di numero che di incidenza percentuale sul punteggio complessivo, a seconda delle dimensioni dell’impresa.

In altre parole, le imprese con dimensioni diverse sono valutate in modo differente, in relazione al loro livello di inclusione per genere, determinato dal numero e dall’impatto dei Kpi considerati. Questo sistema di certificazione garantisce una valutazione equa e obiettiva delle imprese, tenendo conto delle loro caratteristiche specifiche.

Esempi pratici di Kpi da raggiungere per ottenere la certificazione

Un’impresa che occupa dai 10 ai 49 dipendenti per ottenere la certificazione di parità di genere deve conseguire, con un punteggio minimo del 60%, i seguenti Kpi:

  • adozione di un piano strategico per verificare ed eliminare le disparità di genere;
  • implementazione di una adeguata comunicazione interna e sensibilizzazione per promuovere comportamenti e linguaggi rispettosi delle diversità;
  • prevedere un percorso di formazione almeno biennale per evitare unconscious bias;
  • istituire un Comitato o un’altra funzione per gestire e monitorare tali tematiche ed elaborare processi per identificare e risolvere ogni forma di non inclusività;
  • definire modalità di selezione e valutazioni prestazioni neutrali per genere;
  • attivare politiche di mobilità interna e successione a posizioni manageriali coerenti con i principi di un’organizzazione inclusiva;
  • attivarsi per raggiungere una crescita del 10% delle donne assunte a tempo indeterminato e delle donne con qualifica di dirigente rispetto al biennio precedente, fino al raggiungimento della parità;
  • assicurare che la differenza retributiva per medesimo livello di inquadramento sia contenuta entro il 10% e vada a decrescere negli anni fino ad azzerarsi;
  • instaurare policy dedicate alla tutela della genitorialità e servizi per la conciliazione dei tempi di vita personale e lavorativa, come estensione del congedo di paternità, piani welfare e asilo nido aziendale, coaching durante e dopo il congedo, accesso a part time reversibile e smart working, e policy che assicurino il mantenimento dei benefit durante la maternità e iniziative per tutelare la relazione tra azienda e dipendente prima, durante e dopo la maternità/paternità.

Con criteri meno stringenti lo stesso impegno è richiesto ad aziende con meno di 10 dipendenti, mentre maggiori vincoli saranno richiesti alle imprese con oltre 50 dipendenti.

Lo studio sulla certificazione di parità di genere

Secondo una survey condotta da Gidp (Associazione direttori risorse umane), il 47% delle aziende rispondenti considera le tematiche di parità di genere rilevanti nella propria cultura D&I, mentre il 30% ritiene che tali tematiche siano esistenti, ma non ancora rilevanti. Il 39% delle aziende ha introdotto misure per ridurre la disparità di genere in maniera abbastanza rilevante, mentre un 40% non ha ancora adottato misure in questo senso o le ha introdotte in maniera poco significativa.

231 Aksilia:
meno pensieri e più crescita

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