Cyber attacchi: le regioni italiane con più assalti informatici alle Pmi
Sono l’intelligenza artificiale, la condivisione dei dati e la connettività tra dispositivi a impattare nelle logiche espansive dell’economia mondiale e nella quotidianità organizzativa di milioni di cittadini e lavoratori. Tutti noi, insomma. L’effetto collaterale? I cyber attacchi ovvero le aggressioni alla sicurezza informatica delle aziende. Costanti e letali.
Ecco allora che se leggiamo con attenzione tra le pieghe del report “Project 2030: Scenari per il futuro della cybersecurity”, elaborato da Trend Micro e l’analisi del Centro studi delle Camere di commercio Tagliacarne sui dati del Ministero dell’Interno e dell’Istat, scopriamo non solo quali sono le regioni più a rischio ovvero quali sono le aree geografiche in Italia maggiormente colpite da reati informatici. Ma anche come sarà il mondo all’inizio del prossimo decennio. E in parallelo in che modo la cybersecurity risponderà all’evoluzione del crimine informatico.
Cyber attacchi: il futuro della sicurezza informatica, come sarà il mondo all’inizio del 2030
Nel giro di pochi anni non serviranno più competenze tecniche avanzate per sferrare cyber attacchi su larga scala. Tutt’altro perché come evidenziato dagli analisti di cybersecurity, gli strumenti di intelligenza artificiale hanno reso pericolosi anche i cybercriminali alle prime armi.
Entrando più nel dettaglio, gli ambienti che attraggono azioni di sabotaggio ed estorsione sono quelli caratterizzati da un maggiore numero di dispositivi. Dal manifatturiero ai trasporti, dalla logistica all’istruzione, dalla vendita al dettaglio all’istruzione: nessun comparto può considerarsi al sicuro.
Non sorprende allora che dinanzi a un nemico sempre più attrezzato e dislocato, i manager che si occupano di sicurezza abbiano innalzato il livello di protezione e siano quotidianamente all’erta, nella convinzione che gli approcci tradizionali non siano in grado di salvaguardare le infrastrutture dalle nuove minacce.
E allora, come sarà il mondo all’inizio del prossimo decennio? Quali saranno i trend che prenderanno quota all’alba del 2030? Report Trend Micro alla mano, uno dopo l’altro sono:
- l’intelligenza artificiale permetterà anche agli individui senza competenze tecniche di compiere attacchi cybercriminali;
- i cyber attacchi provocheranno il caos nelle filiere delle industrie e danni fisici agli esseri umani;
- l’ingegneria sociale e la disinformazione diventeranno più radicati e difficili da ignorare;
- gli ambienti caratterizzati da un utilizzo massivo di connessioni tra dispositivi attrarranno azioni di sabotaggio ed estorsione;
- le tecniche di occultamento attraverso l’intelligenza artificiale renderanno impossibile l’attribuzione delle identità;
- il 5G e il 6G renderanno gli attacchi più precisi e sofisticati;
- il tecno-nazionalismo diventerà uno strumento geostrategico chiave per alcune delle nazioni più potenti del mondo.
La geografia dei reati informatici in Italia: le regioni con più cyber attacchi alle Pmi
Di interessante c’è anche il report sulla dislocazione dei cyber attacchi nelle varie regioni d’Italia. In alcune aree si registra un vero e proprio boom di violazioni o di tentativi di reato.
A fornire numeri precisi è il Centro studi delle Camere di commercio Tagliacarne sui dati del Ministero dell’Interno e dell’Istat. Con una indispensabile precisazione: non tutte le aziende denunciano i cyberattacchi. Perché accanto al danno economico c’è anche quello reputazionale, nei confronti dei propri dipendenti, dei clienti, dei fornitori e di tutti gli stakeholder.
In rapporto alla popolazione, la regione più colpita è la Liguria con 571,7 reati informatici denunciati ogni 100.000 abitanti.
Più in generale, nei 12 mesi del 2020, a essere prese di mira sono state soprattutto le imprese del Nord-Ovest, ma con le aziende del Nord-Est che le tallonano in questa graduatoria del pericolo. Il quadro aggiornato è il seguente:
- Liguria: 571,7 reati informatici ogni 100.000 abitanti
- Piemonte: 569,1
- Friuli-Venezia Giulia: 530,1
- Umbria: 507,6
- Veneto: 481,2
- Lombardia: 474,5
- Valle d’Aosta: 473,2
- Lazio: 453,8
- Campania: 451,2
- Sardegna: 448,6
- Abruzzo: 431,6
- Emilia-Romagna: 430,7
- Sicilia: 428,5
- Toscana: 419,1
- Molise: 390,9
- Calabria: 386,2
- Basilicata: 360,3
- Puglia: 355,9
- Marche: 354,1
- Trentino-Alto Adige: 231,8
Cyber attacchi: dal pericolo estorsione per le piccole e medie imprese al fantasma del dark web
È il ransomware ovvero il furto o il blocco dei dati di un sistema da parte dei criminali informatici per ottenere in cambio un riscatto in denaro (o in criptovaluta) a continuare a colpire come un martello le piccole e medie imprese italiane.
La particolarità, come emerge dal tasso di denunce, è che sono proprio le aziende di dimensioni inferiori rispetto ai grandi colossi a essere aggredite. Con un elemento di preoccupazione in più: i cybercriminali non si limitano a crittografare i dati e rendere esoso il recupero.
La minaccia aggiuntiva è la cosiddetta data exfiltration ovvero la pubblicazione delle informazioni aziendali sul dark web. Che in alcuni casi si trasforma in una vera e propria asta su Internet. Ed è proprio questa minaccia a destare le maggiori preoccupazioni.
Nessuna azienda opera da sola. Le attività economiche richiedono ampie relazioni con fornitori, clienti e partner e nessun brand, piccolo o grande che sia, può consentire un danno alla reputazione e una umiliazione pubblica di tale livello.
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